Occuparci delle nostre case e degli ambienti in cui passiamo il nostro tempo nasconde un gesto importante: prenderci cura di noi stessi.
Tutti desideriamo vivere in ambienti puliti e ordinati, pochi lo sanno fare realmente, i più pensano di aver risolto il problema della sporcizia con due spruzzate di prodotti velenosi, tossici e non biodegradabili, dando per scontato che respirarne le particelle non sia dannoso per la propria salute e quella dei propri cari. Lo stesso vale per l’igiene personale.
E più disinfettiamo e sbianchiamo, più diventiamo vulnerabili, noi, gli ambienti in cui viviamo e il pianeta intero.
La nostra vulnerabilità è nutrita dalla mancanza di tempo, abbiamo smarrito il tempo della cura, delegando attività quotidiane fondamentali: la nostra alimentazione all’industria alimentare, la nostra bellezza all’industria cosmetica, la nostra pulizia e salute all’industria chimica e farmaceutica, ecc. Nulla di tutto questo si sta rivelando una scelta vincente.
Qualcuno pensa che la responsabilità sia da attribuire all’influenza dei media, ma siamo noi i veri registi del nostro tempo, delle nostre scelte, delle nostre azioni e delle nostre vite.
È più semplice di quanto si pensi, imitiamo la natura: autoproduciamo ciò che ci occorre per prenderci cura di noi.
Siamo convinti che prenderci cura di noi e delle nostre
case inquinando l’ambiente sia realmente pulire?
E soprattutto come possiamo pensare che prodotti tossici
per l’ambiente, non siano altrettanto dannosi per la
nostra salute e quella delle nostre case?
Oggi più che mai siamo ossessionati dall’idea di vivere
in ambienti sanificati e disinfettati e non ci rendiamo
conto che in quegli ambienti non c’è nulla di realmente sano.
È possibile pulire in modo sano, naturale, ecologico
e anche economico, ritrovando il senso di responsabilità
nelle nostre azioni quotidiane.
Questa guida pratica fornisce trucchi e semplici ricette
per autoprodurre detersivi e prodotti per la pulizia
e per l’igiene personale, partendo da materie prime
di facile reperimento così che tutti possano iniziare
questa gentile rivoluzione che fa bene a noi e all’ambiente.
Prefazione di Grazia Cacciola
Pulire il proprio spazio domestico è pulire la propria mente. Così come togliamo la polvere dai nostri spazi, la togliamo dal nostro cuore. Riordiniamo gli oggetti e diventa più semplice riordinare i pensieri. Curiamo i nostri spazi di vita e contemporaneamente curiamo anche il nostro essere più profondo, la nostra identità e la nostra salute.
Sembra strano allora che così tante persone utilizzino a questo scopo dei detergenti dannosi per la loro salute, con il solo fine di dare ai loro spazi un’impressione di pulizia. Un’impressione, nulla di più: un odore artefatto, sintetico, che simula il profumo del pulito e che cela invece un accumulo di sporco ulteriore, quelle sostanze tossiche volatili che si depositeranno sulla loro pelle e verranno inalate fino ai loro polmoni. Strato dopo strato, portano nelle case elementi nocivi per la loro salute e quella degli animali che accolgono.
Eppure la Natura ci ha dato così tanto per rendere sani e puliti i nostri ambienti di vita! Possiamo compiere anche una trasformazione intelligente di materie prime facilmente biodegradabili e sostenibili per l’ambiente, un’alternativa per mantenere i nostri spazi puliti in modo salubre.
Cosa spinge allora la maggioranza delle persone a utilizzare costosi prodotti chimici? Sarebbe molto facile incolpare la comunicazione di massa, la pubblicità, la televisione. Come sanno tutti, questi fanno leva sulla necessità biologica di apparire attraenti per il prossimo, noi come la nostra casa, che è a tutti gli effetti una nostra estensione e rappresentazione. Ma ciò valeva per le nostre bisnonne, non per noi. Loro sono passate dalla lisciva nel bucato a mano in acqua ghiacciata alla moderna lavatrice con il suo detersivo iper-profumato. Loro operavano una scelta che a tutti gli effetti non poteva non apparire come un miglioramento: le ore e la sporcizia necessarie alla preparazione della lisciva dalla cenere venivano cancellate in favore di una polvere chimica, già pronta, stabile, che non corrodeva i tessuti e le mani. Le ore di bollitura dei panni da igienizzare scomparivano.
Noi dove ci poniamo in tutto questo? Sicuramente non in una posizione di scelta. Tranne pochissimi, siamo cresciuti con mamme e nonne che compravano fustini di detersivi e poi detersivi liquidi, per le quali l’innovazione era passare dal dosatore alla monodose, che comparavano il livello di bianco con la vicina e per le quali l’uso della candeggina o dell’ammoniaca come igienizzanti aveva già profonde radici culturali, nozioni largamente condivise come il pigiare sull’interruttore per accendere la luce. O come il fatto che di tutto ciò si occupassero solo delle donne, sovraccariche di doveri e lavoro, per le quali era positivo tutto ciò che prometteva di pulire meglio in meno tempo. La nostra scelta, quella delle ultime tre o quattro generazioni almeno, è stata quale detersivo scegliere, non se comprarlo o autoprodurlo.
Nella corsa alla ricerca di quel che “lava più bianco” di questo secolo, queste generazioni si sono prese meno cura dei loro spazi. Involontariamente, credendo di fare esattamente l’opposto, li hanno sporcati. Hanno introdotto sostanze nocive, spesso tossiche, le hanno inalate, ingerite e metabolizzate, rovinando il loro ambiente interno, ma anche quello esterno, l’ecosistema.
Negli ultimi vent’anni, una maggiore consapevolezza verso inquinamento e danni ambientali ha segnato un ritorno all’utilizzo di sostanze naturali, non tossiche e non inquinanti, per curare il proprio ambiente di vita.
La nostra generazione ha dovuto operare una rivoluzione, al pari dei bisnonni e trisnonni, ma questa volta non è stata una scelta di comodità, e perciò è più difficile. Noi che autoproduciamo i nostri detergenti in casa non facciamo meno fatica. Indubbiamente anche solo mezz’ora per produrre un detersivo Marsiglia liquido da una saponetta pesa di più che i due secondi per prelevare un flacone da pochi centesimi dallo scaffale del discount. Apparentemente.
Se ragioniamo invece in termini di tempo reale impiegato, vedremo che quel flacone ci costa moltissimo.
Ci costa il fatto che ci obblighi all’andare nel discount o nel supermercato, vincolandoci a una struttura studiata quotidianamente per farci acquistare sempre di più.
Ci costa nei termini in cui lo stesso denaro in materie prime ci darebbe più prodotto e quindi dovremmo lavorare meno per averlo.
Ci costa in termini di salute, nostra e del pianeta, generando macro-costi che vanno dal peso della raffinazione del petrolio necessario per produrre le plastiche dei contenitori, ai trasporti su gomma necessari alla logistica distributiva, alla Sanità pubblica per la cura dei danni conseguenti sulla salute delle persone, allo squilibrio ambientale, al Climate Change fino alle sofferenze personali originate da una casa che passa dall’essere accogliente all’essere tossica.
Allora la nostra scelta come attori di questa epoca di svolta può diventare questa: vivere meglio. Dedicare all’ambiente in cui viviamo e alla nostra anima quelle cure naturali, indispensabili, perché il nostro passaggio su questa Terra sia il più lieve e generoso possibile, perché le nostre case siano sani luoghi di accoglienza e di crescita, dove la pulizia di un pavimento con un detergente naturale autoprodotto sia l’accompagnamento armonioso per la pulizia mentale di chi ama sé, questa Terra e i suoi abitanti.
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