di Andrea Cattaneo e Brunilde Valenta

La vita è movimento, lo affermavano i filosofi in tempo remoti, e se osserviamo i bambini essi ce lo dimostrano e ce lo confermano continuamente anche oggi. I bambini si muovono, le loro mani sono instancabili e nel momento in cui scoprono che con “qualche strumento” possono lasciare traccia di sé, si meravigliano, gioiscono e riempiono con i loro tracciati ogni spazio… più o meno idoneo a ricevere l’espressione dei loro entusiasmi. Questa nuova scoperta rappresenta una modalità di gioco, espressione, comunicazione che assume qualità di soddisfazione di bisogni ludici, affettivi ed emotivi.

A 18-20 mesi i bambini scoprono che imprimendo una certa forza con matite, biro o altro lasciano tracce più o meno marcate, queste costituiscono i primi scarabocchi formati da colpi, anche casuali, gettati senza possibilità di controllo motorio ma con forza, energia, a volte così forte da bucare il foglio.

Passato poco tempo da queste prime entusiasmanti esperienze di gestualità grafica, intorno ai due anni circa, i piccoli scoprono che esiste un rapporto fra il movimento che producono con lo strumento scrittorio e i segni che si materializzano sul foglio. In questo periodo iniziano a variare le tracce che diventano verticali, orizzontali, oblique, curve fino alla comparsa della chiusura del cerchio. Questa affascinante progressione avviene in virtù della graduale maturazione motoria e della progressiva capacità di seguire, con sempre maggior precisione, il gesto con lo sguardo.

Lo sguardo è essenziale anche per chi osserva questi messaggi, uno sguardo che non sia frettoloso e superficiale, ma che si conceda di dilatare il tempo di osservazione per cogliere la complessità e la multidimensionalità degli aspetti della vita del bambino.

Gli scarabocchi sono le prime esternazioni emozionali del piccolo che attraverso punti, linee, buchi, cancellature, ombre, colori inizia la costruzione di contesti comunicativi.

Durante questo periodo possiamo, attraverso la sensibilità osservativa, comprendere alcuni indicatori. I fogli, ad esempio, andrebbero presentati sparsi su una superficie e il disegnatore lasciato libero di scegliere la posiziona in orizzontale o verticale e anche questa connotazione spaziale fornisce spunti di riflessione.

Quando il foglio è posizionato in orizzontale indica la propensione del bimbo a incontrare il prossimo, gli altri, dimostrando curiosità per il nuovo. Se la scelta preferita è la dimensione verticale segnala l’attenzione ad ascoltare se stesso, i propri sogni, istinti, gioie, malinconie; si tratta di bimbi che stanno bene anche da soli, che non vogliono compagnia a tutti i costi, che amano anche giochi di tranquillità. Questi indicatori acquisiscono significato solo se continui, non si considerano se una volta si sceglie il verticale e subito dopo la posizione orizzontale.

Verso i 3 anni il bambino compie un passo avanti nell’espressione comunicativa: comincia ad attribuire un nome al suo scarabocchio, mostrando così di volergli accordare significati specifici: il bambino non scarabocchia più per il solo piacere del movimento ma per rappresentare sensazioni interne vissute intensamente, il suo scarabocchio diventerà nonno, palla, automobile a secondo del momento e della narrazione che desidera comunicare in quel preciso momento.

Per i bambini che vivono in un ambiente particolarmente stimolante, questa fase può avere inizio già a 2 anni e mezzo. Questo stadio è detto fase dello “scarabocchio a significato” per indicare che è presente un’intenzionalità rappresentativa che non procede sincronicamente, di pari passo con la propria capacità individuale esecutiva.

Osservare e comprendere i segni grafici non è facile ma attraverso alcune indicazioni generali possiamo aumentare la nostra consapevolezza della motivazione che sollecita il bambino a comunicare quel contenuto specifico in quel preciso momento.

Il disegno rappresenta l’espressione delle modalità interne del suo autore: gioie, conflitti paure, difese, risorse, temperamento, livello di sviluppo, gelosie, timori se, con rispetto e sensibilità osserviamo i prodotti dei bambini ci rendiamo conto che il disegno infantile apre scenari sconosciuti, rappresenta il precipitato materializzato del vissuto del bambino, del suo complesso mondo interno.

Il foglio è rappresentativo dell’ambiente e tracciando su di esso dei tratti indichiamo come ci poniamo nei suoi confronti: esprimiamo la capacità di percezione e di collocazione dell’io (corporeo, psichico, emotivo, cognitivo); la scelta di collocarsi in un determinato spazio rappresenta sempre la proiezione di un bisogno interiore.

FOGLIO = AMBIENTE

L’occupazione spaziale assume significato simbolico fin dai primi scarabocchi e può essere analizzato fin dai primi tracciati, ci fornisce una chiave di lettura all’approccio all’ambiente circostante, allo stato emotivo, al modo di comunicare sensazioni ed emozioni.

Spazio completamente riempito

Il bambino cerca spontaneamente di esaminare l’ambiente e con uno strumento scrittorio fra le mani si lascia guidare dal proprio istinto esplorativo. Occupando tanta parte del foglio dimostra confidenza, fiducia in sé e negli altri, estroversione, espansione. L’indicazione che se ne ricava è che il soggetto si muove con facilità e sicurezza anche in situazioni nuove e sconosciute, ponendosi con gioiosità, socievolezza e capacità innata di dimostrare empatia al prossimo. Sarà un bambino che affronta con il sorriso il primo giorno di scuola materna e che porgerà il suo giocattolo a un bimbo sconosciuto, che dimostrerà voglia di interscambio.

Spazio troppo riempito

Ci si trova fra le mani un albero con metà chioma, con le radici che non hanno spazio per espandersi nel suolo, sono fogli che presentano alberi, o altre figure incomplete e il bimbo può, sollecitato o no, verbalizzare: “Non ho calcolato bene lo spazio! Non ci stava…”, ecc. Il significato correlato è quello di presentare una personalità invadente, vorrebbe essere riconosciuto come il leader, ma gli altri faticano ad accettarlo perché si sentono oppressi dal suo modo di imporsi. Un simile atteggiamento rivela ansia, incapacità a tollerare attese e vuoti, silenzi e pause, la difesa adottata rappresenta lo sforzo di essere sempre al centro dell’attenzione con azioni continue la parte riguardante la riflessione viene accantonata. La spinta che porta ad agire in continuazione rende superficiali, poco collaborativi e spesso manca la reciprocità. Chi non rispetta i limiti, quindi anche quelli spaziali, si comporta come se il mondo dovesse essere ai suoi piedi e le decisioni dipendessero completamente da lui: sente di poter gestire il bello ed il cattivo tempo, tutto gira intorno a lui.

Spazio scarsamente riempito

È il caso opposto al precedente e rappresenta un io incerto nel proporsi e nel procedere, dimostra di sentirsi perso nel mondo per questo occupa poco spazio come se si sentisse schiacciato in un angolino. È un bambino che avrebbe bisogno di costante supporto affettivo, necessita di iniezioni di fiducia, di recupero comportamentale per acquisire quel senso di sicurezza che lo aiuti ad affrontare le diverse situazioni, che non lo faccia sentire inadeguato nelle varie situazioni, che lo aiuti a rapportarsi agli altri stimando la propria capacità relazionale.

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